R
E G I O N E S I C I L I A N A
AZIENDA
DI
RILIEVO NAZIONALE E DI
ALTA SPECIALIZZAZIONE OSPEDALI CIVICO E BENFRATELLI, G. DI CRISTINA E M. ASCOLI
PALERMO
____________
DIVISIONE
DI
ODONTOSTOMATOLOGIA
E
CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE
Primario
:
Dott. Vincenzo Caramanna
Autori:
Biagio Caramanna
Ivan Icardi
Mario Massaglia
Titolo:
Studio sulle complicanze inerenti alle connessioni IMPLANTO-MONCONE
L'Obbiettivo
dello studio da noi proposto è quello di analizzare alcuni casi di
riabilitazione protesica su implanti
osteointegrati
Quad
X e di discutere alcune cause di fallimento che si possano manifestare
in relazione alla connessione tra moncone e impianto che in certi casi
complica la normale attività clinica. Tutti i soggetti trattati in
questo studio erano in condizioni psicofisiche ottimali per sopportare
interventi chirurgici di breve e media durata.
I
risultati ottenuti presso la ns. divisione di odontostomatologia
e chirurgia maxillofacciale a distanza di tempo variabile di due anni confermano
la buona riuscita dei trattamenti implantoprotesici
adottati da tali pazienti con l'uso di impianti in titanio Quad X con la nuova connessione
conico esagonale.
MATERIALE
E METODI
In
linea generale le principali cause di fallimento in chirurgia implantare possono essere
riconducibili a due grandi gruppi.
1.
fattori
biologici di osteointegrazione
2.
fattori
biomeccanici (fratture implantari,
perdita o frattura della vite del moncone, mobilizzazione del moncone)
Nel
nostro studio abbiamo preso in considerazione solo i fattori
biomeccanici, con particolare riferimento alla connessione moncone implanto che rappresenta una
grossa incidenza percentuale nei fallimenti biomeccanici. Gli studi da
noi effettuati e le consultazioni della letteratura esistente
evidenziano come la connessione esagonale con sistema di fissaggio a
vite produce un allentamento del moncone soprattutto nei casi di
impianto singolo con il rischio di fratture della vite di serraggio o addirittura lesione
del moncone stesso. (estratto dal 5° simposio internazionale 2000 Carlo
Mangano)
Sempre
parlando delle connessioni esagonali Behr
e coll. hanno osservato in un arco di tempo di 3,5 anni con l'utilizzo
di due tipi diversi di implanti
(ITI-IMZ) rispettivamente complicanze protesiche dal 28% al 77,4%.
Ekfeldd
e coll.sempre facendo
riferimento a connessioni esagonali hanno riscontrato una percentuale
di svitamento dei monconi pari al 43% con possibilità di perdita della
vite di serraggio. Binon e coll. sono arrivati a
conclusioni analoghe studiando il cattivo adattamento e lo svitamento
tra impianto ed esagono del pilastro.
Analizzando
viceversa un altro tipo di giunzione detta "conometrica",
la letteratura e gli studi clinici portano a risultati molto più
importanti sempre parlando della precisione tra moncone e implanto nonchè
della stabilità del pilastro protesico con questo tipo di connessione.
Infatti gli accoppiamenti conici sono stati brevettati nel 1900 dalla Moerse Tool
Company e sono poi successivamente stati introdotti in campo ortopedico
e odontoiatrico. Mangano in un suo studio conclude che il sistema di
connessione conometrico
sia più affidabile rispetto alla connessione esagonale.Weigl
arriva alla conclusione che implanti
singoli dotati di connessione conica dopo sette anni mostrano solamente
l'1,3% di casi di svitamento dei pilastri.Da
tutti questi studi si è arrivati alla realizzazione di una nuova
connessione denominata "conico esagonale Quad
X" in cui le due connessioni coniche ed esagonali sono accoppiate
esaltando la stabilità del moncone protesico.
Scopo
del presente lavoro è quello di presentare i dati di uno studio che
dimostra la diminuzione dell'allentamento e mobilizzazione tra impianto
e pilastri protesici con il nuovo tipo di connessione introdotto e
brevettato dalla Quad X
rispetto alle connessioni presenti sul mercato.
CASI
CLINICI
In
questo lavoro gli autori presentano i dati relativi all'inserimento di
1098 implanti Quad X e riabilitati mediante
protesi fissa con monodenti
w in casi più complessi con inserimento di maggior numero di impianti
nei settori posteriori dove si possono riscontrare, dato il maggior
carico, più frequentemente problematiche di mobilizzazione dei pilastri
protesici.
Nei
due anni di controllo i risultati globali possono essere così
riassunti:
·
impianti
inseriti n. 1098
·
impianti
persi n. 9 (fase di osteointegrazione)
·
percentuale
di insuccesso: 0,81%
·
impianti
perfettamente funzionalizzati
n. 1087
·
monconi
fratturati n.0
·
casi
di svitamento protesico n. 3
·
percentuale
di complicanze protesiche legate all'allentamento della vite moncone
0,27% (manifestato solo su protesi a barre)
Partendo
dal fatto che lo studio è stato eseguito avendo un follow up di soli due anni
consideriamo i risultati ottenuti molto lusinghieri in relazione alla
letteratura esistente. Ekfeld
e coll. con impianti a connessione esagonale hanno dimostrato dopo tre
anni casi di svitamento del moncone nel 43% dei casi.
Berh
e coll. hanno dimostrato con implanti
ITI e IMZ problematiche legate allo svitamento dei monconi nella
percentuale del 28/74%. Beker
e Beker in uno studio
del 1995 dimostrano che allentamento della vite e la frattura della fixture avviene più
frequentemente nella zona dei molari e con percentuale maggiore nei monodenti.Sullivan
(1994) dimostra fratture del 14% su impianti tipo Branemark nei diametri 3,75
tanto da consigliare addirittura due impianti per la sostituzione di un
singolo molare.
Nel
nostro studio abbiamo preso nel complesso dei 1098 impanti dieci casi con
sostituzione implantare
nei settori 36/46 con implanti
Quad
X a connesione conico
esagonale, li abbiamo confronatti
con diesi casi di sostituzione implantare
nei settori 36/46 con impianti a connesione
esagonale.
Nello
studio dove la connessione è avvenuta con impianti Quad X non abbiamo rilevato, nei
due anni di monitoraggio, nessuno svitamento, altresì nei dieci
impianti inseriti con impianti a connessione esagonale abbiamo rilevato
svitamenti pari al 40% .
Il risultato ottenuto corrisponde ai dati estrapolati dalla
bibliografia esistente. Confrontando i
risultati della nostra indagine con quelli ritrovati in letteratura,
risulta evidente come il sistema di connesione
conico esagonale introdotto dal sistema implantare
Quad
X risulta sicuramente affidabile e mostri in questo primo studio
retrospettivo a due anni risultati di gran lunga migliori rispetto alla
letteratura in nostro possesso.
CONCLUSIONI
La
riabilitazione protesica su impianti osteointegrati
rappresenta una metodica terapeutica il cui successo è ormai
consolidato da risultati di ricerca scientifica e da casistiche
cliniche internazionali, non può prescindere da un approccio
diagnostico completo e approfondito e dal rispetto delle procedure
previste dal protocollo prechirurgico
e dall'utilizzo di impianti appropriati e di ottima qualità. Permangono
ancora delle problematiche sulla perfetta connessione e stabilità tra
moncone protesico e implanto
osteointegrato.
L'industria
ha immesso nel mercato nuove possibilità di connessione, noi abbiamo
sperimentato questa nuova connesione
conico esagonale ottenendo lusinghieri risultati con una netta
riduzione delle percentuali di svitamento del pilastro arrivando ad una
percentuale di successo del 99,73%.
L'unica
variante ancora da considerare è il periodo (due anni) in cui si sono
presi in esame i dati di questa ricerca sulla connesione
conico-esagonale.
Nostro
intento sarà per il futuro quello di controllare con assoluta
attenzione l'evoluzione dei pazienti trattati con impianti Quad X e analizzare i dati
ottenuti per aggiornare la ricerca per un sempre maggior numero di
anni.
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